Parlando di espatrio sentiamo spesso la definizione di shock culturale, meno spesso peró sentiamo parlare di cosa esattameten sia e di come possa essere gestito.

Oltre alle definizioni corrette e la desrizione del fenomeno, con questo articolo vorrei anche condividere pensieri che hanno a che fare con la vita di tutti i giorni e con la mia diretta esperienza.

Se mi seguite su Instagram avrete notato che di recente ho fatto degli esempi di shock culturale. Quello che ho notato piú di tutto é come ci si senta subito in dovere di fare dei paragoni con quello a cui siamo abitutati noi in prima persona. Il ché non mi sorprende, ma questo ragionamento sta proprio alla base del fenomeno in sé e rende la fase di adattamento (la vedremo tra un attimo) sempre piú lontana e difficile.

Le fasi dello shock culturale:

Bisogna intanto spiegare che lo shock culturale é un insieme di sentimenti, di sensazioni. Esse sono dovute alla differenze alle quali siamo espsoti e possono essere di vario genere: alimentari, culturali, lavorative, distanza dalla famiglia, difficoltá di trovare amici e cosí via…

Fase 1 – Luna di miele

La prima fase che si attraversa é quella della perfezione, dove ogni cosa sembra perfetta, migliore, avvincente. Ci si sente completamente trascinati in un vortice di bellezza che peró ci fa stare poco con i piedi per terra e ignorare i segnali di allarme che poi, si manifesteranno successivamente.

Fase 2- Negoziazione

Durante questa fase, che arriva circa dopo 3 mesi dall´espatrio, tutte le differenze che ci avevano inizialmente affascinati, durante la luna di miele, facilmente creano uno stato di ansia e di inadeguatezza. In alcuni casi lo shock puó essere davvero forte, al punto da causare insonnia, infezioni, problemi di alimentazione.

Fase 3 e 4 – Aggiustmento e adattamento

Normalmente queste 2 fasi sono separate ma a me danno piú l´idea di dover andare di pari passo. Infatti la fase di aggiustamento prevede la capacitá di adattarsi. Quindi sviluppare un atteggiamento di problem solving e imparare a rendere quello che si é imparato normale. Le 2 fasi sono nientaltro che la risoluzione dello stato di ansia, la consapevolezza di potercela fare e come.

Non sempre peró il passaggio dalla fase 2 alla 3 e 4 e cosí semplice e c´é anche chi rimane in questo limbo per moltissimo tempo senza sapere come uscirne.

Come gestire lo shock culturale?

Bisogna partire dal presupposto che capiterá di esserne vittima. Non necessariamente nei tempi spiegati dai libri e con le stesse conseguenze, ma nessuno ne é esente. Un esempio semplicissimo per me, che vengo dalla Sicilia e vivo nel Nord Europa, é legato agli orari. Nonostante siano passati gli anni, ho ancora difficoltá a gestire le cose secondo gli orari di apertura e chisura dei negozi (in linea di massima 9-17) il che mi fa facilmente innervosire perché mi costringe a fare quasi tutto nel week-end.

I miei  top 3 consigli per gestire lo shock sono forse basici ma sicuramente efficaci:

  1. Parti preparat*. Informati su quelle che sono le questioni burocratiche prima di trasferirti. Inzia a mandare cv anche se non ti chiamano, creati un network tramite i social media e se non riesci a fare tutto da sola fatti aiutare da un consulente. Se ne hai la possibilitá recati sul luogo in avanscoperta.
  2. Comunicazione . La comunicazione é sempre il metodo vincente, parlane, non chiuderti in te stesso e per questo motvo é importante crearsi un gruppo di amici che sia misto. Espatriati di vari paesi, non solo del tuo, ma anche locals che ti aiuteranno nel ruo percorso percgé potranno spiegarti la loro cultura e i modi di fare. (A questo argomento vorrei dedicare in seguito molto piú spazio)
  3. Lingua. Imparare la lingua del posto in cui sei sembra un commento ovvio, ma nella realtá fa sentire meno soli. Per esperienza posso dire che ci si sente decisamente piúa c asa se si capisce cosa ci succede intorno nelle situazioni piú disparate. Immagina di essere su un mezzo pubblico e improvvisamente si ferma. Il controllore dice qualcosa e tutti si precipitano fuori e si muovono alla ricerca dell´alternativa. Ma tu non hai capito nulla e in quel marasma devi chiedere a qualcuno di tradurti le info nella lingua piú congeniale. Mi é successo una volta di sera tardi in treno, da allora ho deciso che l´olandese non sarebbe piú stato un ostacolo per me!

Questi sono solo alcuni dei suggerimenti che voglio darvi. Se stai leggendo questo articolo e sei interessato a saperne di piú, iscrivit qui perché il 19/10/2022 ci sará un webinar proprio su questo tema in collaborazione con Fabio di Vieni a Vivere all´estero

Il webianr sará successivamente condiviso sulle varie piattaforme social di Vieni a vivere all´estero e Going Expat.

Ti aspetto

Rossella